L’idea di infinita abbondanza, che si associa da sempre all’immenso e ricco ecosistema degli oceani, è finalmente superata. “Finalmente” è d’obbligo in quanto proprio questa illusione sbagliata ha contribuito, insieme alla pesca industriale, a portarci alla condizione di emergenza che viviamo ora.
Dall’estremo nord del nostro pianeta all’opposto sud si leggono evidenti segni di pesca eccessiva, di desertificazione di vaste aree marine, di degrado.
Ora, finalmente, si può guardare il problema con occhi più realisti, anche se si è dovuto arrivare sull’orlo del baratro prima di accorgersene.
L’umanità ha pescato, mangiato e sprecato più di quello che avrebbe dovuto, riducendo le risorse marine (soprattutto tropicali e subtropicali) ad essere sfruttate oltre alla loro naturale capacità di sopportazione.
Si stima che nel mondo il 75% delle specie sia troppo pescato e manifesti segni di pericoloso declino.
Alla base di questo preoccupante scenario la richiesta continua, e in costante crescita, di pesce selvatico, da parte dei consumatori di tutto il mondo.
Le problematiche legate alla pesca in ambiente selvatico si possono ricondurre a 5 temi fondamentali: